È reato insultare una persona sui Social Network

È reato insultare una persona sui Social Network

Quello che molti ignorano è che non si può e non si deve scrivere tutto su Facebook, soprattutto insulti, notizie false o frasi ingiuriose.
La Cassazione più volte si è pronunciata in merito, classificando dette offese come reato di diffamazione aggravata.
Infatti, scrivere su Facebook un’offesa a qualcuno, può costare la reclusione da sei mesi a tre anni o una multa non inferiore a 516 euro.
Contro l’incitamento all’odio via web esiste un codice europeo sottoscritto dalla Commissione Ue ed dai principali attori della comunicazione sociale via Internet:

Facebook, Instagram, Youtube, Twitter, Telegram e Microsoft.

Social network e Unione europea si sono schierati insieme contro le frasi offensive che partono dalla tastiera di un pc o di uno smartphone e che, purtroppo, qualche volta degenerano in violenza.
Le offese su Facebook possono configurare il reato di diffamazione aggravata perché si tratta di una condotta “potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato o, comunque, quantitativamente apprezzabile di persone.”

E fin qui il motivo per cui si parla di diffamazione.

La Suprema Corte aggiunge l’aggravante del mezzo utilizzato, cioè di Facebook, in quanto in grado “di coinvolgere e raggiungere una vasta platea di soggetti, ampliando, ed aggravando, in tal modo la capacità diffusiva del messaggio lesivo della reputazione della persona offesa.”
Dunque, per la Cassazione la questione di merito si trova proprio nel potenziale del social network, nella sua capacità di diffondere un messaggio, positivo o negativo che sia, a decine, centinaia o migliaia di persone, a seconda del seguito che ha la bacheca di chi pubblica delle offese su Facebook e del fatto che i suoi contatti, a loro volta, condividano le offese, amplificando, in questo modo, la loro divulgazione.

Il citato articolo del Codice penale recita, infatti:

“Se l’offesa è recata con mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anno i della multa non inferiore a 516 euro.”
Facebook, quindi, viene considerato dagli ermellini quel “mezzo di pubblicità” che consente una vasta e veloce diffusione di un messaggio.
Dunque, se in passato la giurisprudenza riteneva un profilo privato di Facebook come un ambiente chiuso, più recentemente la Cassazione ha voluto insistere sul fatto che pubblicare delle offese su Facebook rende le stesse accessibili ad una moltitudine indeterminata di persone e, pertanto, costituiscono uno dei fattori essenziali per configurare il reato di diffamazione.
Affinché le offese su Facebook possano essere ritenute diffamazione aggravata, devono riguardare un soggetto ben individuabile, che le offese possano essere lette da più persone e che la diffusione delle offese possa avvenire in maniera incontrollata, oltre la chiara volontà di utilizzare delle espressioni oggettivamente adatte ad offendere il decoro, l’onore e la reputazione del soggetto preso di mira.
In questi casi è opportuno avvisare tempestivamente gli organi di competenza e i professionisti del settore al fine di essere tutelati nel miglior modo possibile.

Avv. Antonella Raimondo & Giovanni M. G. Raimondo

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